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Erstfeld. 23.10.2016 - La presenza dei grossi predatori sembra dare sempre più fastidio. Tanto che in Svizzera interna verrà formata una nuova associazione contro questi grandi animali.
I promotori dell'iniziativa pretendono che l'esistenza di lupi, orsi e linci sia regolamentata in maniera più efficace dalla legge. Le regioni devono unirsi e difendersi dalla minaccia che queste specie rappresentano per il territorio e per l'uomo; questa l'idea che sta alla base.
Gli iniziatori dell'associazione sono: Felix Jauch, Seedorf - Franz Püntener, Erstfeld - Theo Zurfluh, Isenthal - Thomas Niederberger, Ennetmoos - Walter Bürgi, Lungern - Alois Föhn, Bisisthal - Ruedi Fässler, Unteriberg - Carolina Rüegg, Sörenberg - Erwin Dahinden, Schüpfheim
Contatti: Ruedi Fässler, 079 694 19 47 oder Franz Püntener, 041 880 27 59 Email:Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Postadresse: VSvGZ, Postfach, 6472 Erstfeld
La fondazione dell'associazione, che mira a proteggere i piccoli animali selvatici e quelli da fattoria, avverà il 18 novembre. Il progetto non è una novità, infatti associazioni simili esistono già in Ticino, nei Grigioni, nel Vallese, a San Gallo e nel canton Glarona. Nell'autunno 2015 è stata inoltre fondata un'associazione mantello nazionale che è gestita dal Gruppo svizzero per le regioni di montagna (SAB).
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Ticino, 20.09.2016, la RSI presenta alla trasmissione Il Quotidiano, un approfondimento sul tema del lupo in Ticino.
Per chi lo vuole vedere, può collegarsi al link sotto (edizione del 20.09.16) "il lupo è tornato in Ticino" (lo trovate nella pagina internet in basso):
http://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/
Nel filmato integrale del quotidiano, il reportage inizia al minuto 21:30 ca.
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BERNA, 16 settembre 2016 - Il lupo potrebbe essere cacciato tutto l'anno in Svizzera. Il Consiglio nazionale ha dato seguito oggi a un'iniziativa del canton Vallese che chiede di togliere a questo predatore lo statuto di specie protetta. Il Consiglio degli Stati, che l'aveva in precedenza respinta, è quindi chiamato nuovamente a pronunciarsi.
Con 101 voti contro 83, il Nazionale si è allineato alla sua commissione dell'ambiente, che proponeva - seppur di misura - di approvare l'iniziativa denominata "La festa è finita". Il testo chiede che il lupo possa essere cacciato tutto l'anno e che la Convenzione di Berna sia rinegoziata, introducendo una riserva che escluda la protezione del lupo in Svizzera.
A nome della commissione, Yannick Buttet (PPD/VS) ha spiegato che le misure di prevenzione (protezione delle greggi, abbattimenti isolati) attuali non bastano. Esse non sono soltanto costose e difficili da applicare nelle regioni alpine, ma non permettono neppure di evitare tutti gli attacchi da parte dei lupi.
La protezione delle greggi rischia inoltre di compromettere lo sviluppo del turismo, ha sottolineato Buttet. Infine, il territorio svizzero è così densamente popolato che una coabitazione con il lupo sarebbe in ogni caso difficile.
A nulla è valso l'intervento di Silva Semadeni (PS/GR) in favore di un compromesso: allineandosi alla Camera dei cantoni, la consigliera nazionale grigionese puntava su una soluzione equilibrata che tenga conto sia delle rivendicazioni delle regioni di montagna che degli imperativi di protezione del lupo.
Il Consiglio federale ha appena posto in consultazione una revisione della legge sulla caccia per facilitare l'abbattimento dei lupi, ha ricordato.
Nel marzo scorso gli Stati avevano respinto una mozione del "senatore" Beat Rieder (PPD/VS) simile all'iniziativa cantonale vallesana.
Articolo di TicinoOnline: http://www.tio.ch
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30.08.2016, Val Morobbia - La notizia dell’avvistamento, tramite fotocellule piazzate dai guardiacaccia, di una nuova cucciolata di lupi in Val Morobbia non deve meravigliare.
di Armando Donati, presidente ATsenzaGP, sezione Ticino
Sarà purtroppo così anche nei prossimi anni. Nel Calanda siamo già arrivati alla quinta cucciolata!
La probabilità di predazioni dei nostri animali che pascolano sugli alpi e sui monti dal mese di maggio a novembre non potrà che aumentare. Il 2015, con 46 capi predati, accertati secondo l’analisi del DNA, è stato l’anno peggiore. Il 2016 non è ancora terminato e, purtroppo, ne possono ancora capitare di fattacci, da qui al mese di dicembre.
Val Morobbia
La conseguenza sarà l’abbandono di alpi e di monti, sfruttati da secoli, nonché la diminuzione delle aziende agricole che allevano capre e pecore secondo metodi tradizionali, aziende che permettono di fabbricare ottimi prodotti (molto apprezzati), di gestire anche i territori più marginali, di assicurare un’ottima qualità di vita ai nostri animali e di mantenere un po‘ di vita anche nei villaggi più periferici delle nostre valli.
È questo lo scotto che dovremo pagare alla protezione assoluta del lupo, anche se non più a rischio di estinzione, prevista dalla legislazione federale. Siamo disposti a tanto? E dove sono finiti i cuccioli dello scorso anno di cui non si sente più parlare? Saranno emigrati altrove (in Italia? Nel Canton Uri?) a fare danni, a suscitare rabbia e sconforto tra gli allevatori, a ricevere fucilate tra le orecchie. I genitori di questi cuccioli ed ora anche i piccoli arrivati di cosa vivono? Visto che recentemente non ci sono state notizie di attacchi ad animali di reddito, non resta che pensare alla selvaggina. Infatti i cacciatori, in certe zone del Ticino, continuano a constatare un vistoso calo dei capi presenti. Quindi oltre alle aziende di allevamento dovremo sacrificare anche la caccia. La posta in gioco è questa.
Esserne coscienti è già qualcosa. Saper reagire, cambiando la legislazione, sarebbe ancora più saggio.
Ricordiamo che in caso di necessità, l’Associazione per un Territorio senza Grandi Predatori (ATsenzaGP) sezione Ticino offre il proprio sostegno agli allevatori colpiti, per questo vi invitiamo a contattare i seguenti recapiti telefonici (091 851 90 93 oppure 079 412 32 17).
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Luglio 2016, Turtmann - Su un’alpe della valle Turtmann in Vallese quest’estate si intendeva proteggere in modo efficace un gregge di 350 pecore dagli attacchi del lupo. Si sono perciò ingaggiati due pastori e quattro cani da protezione delle greggi. Per dimostrare che con una protezione ottimale è possibile tenere a bada i lupi l’associazione CH-Wolf ha sostenuto il progetto con diecimila franchi.
Ciononostante a metà luglio il lupo ha sbranato cinque pecore e in seguito i cani da protezione si sono gettati sui resti dei cadaveri delle pecore che avrebbero dovuto proteggere. Anche sull’alpe Halden in Flums Kleinberg all’inizio di agosto un lupo ha ucciso o ferito gravemente dieci pecore.
Sebbene in seguito si siano ingaggiati due cani da protezione appositamente addestrati, il 19 agosto il predatore ha ucciso sulla stessa alpe altre due pecore. Un giorno più tardi sull’alpe Muchetta presso Filisur un lupo ha di nuovo ucciso 10 pecore, nonostante la presenza di tre cani da protezione e di due cani pastori. La pastora ha osservato a circa 700 metri dal gregge il lupo in vicinanza di una delle cagne in calore. Si è forse accoppiata con il lupo, invece di proteggere le pecore?
Questi esempi attuali mostrano una volta di più il problema del reinsediamento dei grandi predatori e quanto sia difficile proteggere le greggi, compito molto impegnativo anche senza la presenza del lupo. È per questo che le Associazioni per un territorio senza grandi predatori si impegnano per l’abolizione dell’assoluta protezione dell’orso, del lupo e dalla lince, rendendoli cacciabili.
Se l’attuale politica di reinsediamento non viene arrestata, i problemi aumenteranno in modo drastico. Fino ad oggi in Svizzera è accertata la presenza di «soli» due branchi di lupi e quella periodica di singoli orsi. Secondo uno studio di KORA (Organizzazione che si occupa dell’ecologia dei carnivori e della gestione della fauna selvatica) nel nostro paese ci sarebbe posto per 65 branchi con circa 305 lupi: ne risulterebbe una catastrofe!
Dobbiamo congedarci dalle fantasie romantiche di regioni selvagge nel mezzo di un paese densamente popolato come il nostro. Siamo assolutamente contrari all’idea di lasciar inselvatichire le regioni marginali di montagna che «non rendono» e di concentrare la popolazione in cosiddette aree metropolitane o in agglomerazioni urbane. È molto più ragionevole mantenere e sostenere le nostre strutture decentrate di piccole dimensioni e di sfruttare le regioni montane per l’agricoltura, per la ricreazione della popolazione e per attività sportive.
Rico Calcagnini, Associazione territorio senza grandi predatori GR
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