Care Amiche e cari amici,
Legge sulla caccia, la protezione dei mammiferi e degli uccelli selvatici: di misura abbiamo perso: 51.93% di no e 48.07% sì. Dura lex sed lex. La vecchia legge sulla caccia vetusta di 34 anni rimane in vigore, anche se non più attuale.
La spaccatura tra Cantoni alpini (deboli e poco popolati) e Cantoni urbani e cittadini (forti in tutti i sensi) si è evidenziata e ha prevalso, per poco ma ha prevalso. Una soddisfazione è il voto ticinese favorevole alla nuova legge. Un gran lavoro da parte di molte persone premiato, anche se il risultato finale nazionale non soddisfa. Peccato anche da noi, eccetto il risultato positivo di Lugano, le Città non hanno aiutato. Il Ticino perde il suo spirito rurale e di vicinanza al territorio.
Ora si deve ripartire con il lavoro di gestione di una realtà inaccettabile, con l’incremento nel territorio dei grandi predatori (anche detti grandi carnivori), lupo in particolare, ma non solo (lince, orso, sciacallo dorato). La crescita annuale di lupi risulta di almeno il 30%, oggi in Svizzera sono oltre 100 gli esemplari, oltre 12 le famiglie insediate. Incremento non più tollerabile, che comincia a far paura, una realtà che tra poco produrrà conseguenze nefaste. Necessaria la pressione per la modifica della Convenzione di Berna (anno 1979) nei confronti di Bruxelles e Strasburgo. Si dovrà forse pensare a un decreto federale urgente per la sicurezza delle popolazioni alpine, dell’agricoltura, l’alpeggio e allevatori, del turismo e dell’economia periferica e alpina in genere.
Il fronte del no, con importantissimi mezzi finanziari (da 1 a 5 nei nostri confronti), hanno improntato una campagna “sentimentale” che ha toccato gli animi sensibili, proponendo argomenti fuori luogo. Hanno parlato di abbattimenti, di selvaggina protetta in pericolo, quando le uniche specie cacciabili inserite nella legge erano il lupo (pur sempre tutelato con numerose protezioni) e lo stambecco.
Il lavoro da fare ora è di non mollare l’azione per trovare soluzioni valide e condivise. Oggi la Svizzera ha dato una stangata al ceto del primario. Altri Alpi saranno abbandonati e lasciati a se stessi, altri allevatori di piccoli animali (capre e pecore) abbandoneranno l’attività a fronte di sfide ingestibili. Hanno un bel dire le Signore innominabili dei Verdi, che si deve sostenere, avere cani di guardiania, che gli allevatori devono fare questo e quello, il tutto senza minimamente conoscere le reali situazioni di lavoro di questa gente e le realtà alpine. Realtà per nulla equiparabili alle situazioni di pianura, situazioni agevoli prive di sassaie e macigni, di forre impressionanti, dirupi torrenti impetuosi e altri.
Si conclude una giornata che ingenuamente speravamo migliore per il settore alpino e agreste. Il 48.07% dei votanti è comunque con noi ed è un numero che potrà essere dimenticato nel cammino che ci attende tutti nei prossimi mesi. Mai mollare il motto: valli e montagne abbandonate non servono a nessuno! Grazie a tutte e a Tutti coloro che hanno sostenuto la nostra campagna per una legge che era al passo con i tempi.
Arch. Germano Mattei Co-Presidente Associazione Svizzera per un Territorio senza Grandi Predatori